Il Web Talk di Edicom del 23 giugno scorso con Riccardo Pollo è stato dedicato alle Architetture per la Salute, alla “Sicurezza e Umanizzazione degli ambienti socio-sanitari”.
Il progetto degli edifici sanitari richiede un approccio sistemico e multidisciplinare in risposta a innovazioni continue, cambiamenti repentini, nuovi bisogni individuali e collettivi. Una realtà che l’emergenza pandemica ha drammaticamente evidenziato.
All’architetto si richiede una preparazione specifica ed i progetti ospedalieri sono sempre affidati a strutture professionali specializzate e integrate in equipe multidisciplinari. Questa attività ha implicazioni sanitarie, sociali e organizzative articolate con il quale il progettista si confronta.
La complessità nasce dalla necessità di fornire risposte a esigenze in continua evoluzione, spesso in conflitto tra di loro: è il caso della separazione dei percorsi all’interno delle strutture rispetto alla necessità di contiguità degli spazi per lo svolgimento ottimale delle prestazioni sanitarie. Queste caratteristiche funzionali si devono inoltre coniugare con l’umanizzazione delle cure, cui contribuiscono le “qualità” degli spazi: la luce naturale, la privacy, le viste su ambienti naturali, la presenza di opere d’arte, solo per ricordarne alcune.
Nell’intervista sono richiamati i temi dell’attualità nel progetto delle strutture edilizie sanitarie ed emergono le questioni di fondo legate all’efficienza e alla capillarità della rete sanitaria; al ruolo cruciale delle tecnologie digitali nella progressiva decentralizzazione del sistema di cure domiciliari; all’importanza delle strutture per la riabilitazione e la lungodegenza, ai modelli “From bench to bedside”, che prevedono una degenza sempre più breve e cure personalizzate in ospedali di ricerca ad elevata specializzazione, ai “Patient hotel”, posti letto con i caratteri di una residenza alberghiera, situati all’interno dell’area ospedaliera, ma con costi gestionali ridotti.
Tuttavia, l’ospedale non può essere solo una macchina tecnologica, come ci ricorda anche lo studio OMA nel suo contributo di riflessione alla Biennale di Architettura in corso in questi giorni a Venezia, ma un ambiente che supporta la cura. Di tali temi si occupano discipline scientifiche consolidate, la psicologia ambientale e la biofilia, che chiamano in causa il progetto dello spazio.
In questa prospettiva importanti architetti hanno declinato il progetto ospedaliero, focalizzandosi sull’umanizzazione, sul benessere psicosensoriale, sul rapporto con l’elemento naturale come parte della cura. Atteggiamenti evidenti in progetti quali il Sanatorio di Paimio di Alvar Aalto o il Nuovo Modello di Ospedale (2001) di Renzo Piano. Quest’ultimo, non a caso, in una recente articolo citava il suo dialogo con Eric Kandel, neuroscienziato vincitore del premio Nobel e studioso dei rapporti tra arte e mente biologica.
Immagine di copertina: Archilovers