BLOG #3 / RIPRENDERE

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A poco più di due mesi dall’inizio della manifestazione della pandemia nel nostro paese si progettano le soluzioni per consentire la ripresa. Le ragioni dell’economia, offese dai dubbi ragionevoli della scienza, premono per evitare una crisi in grado di sconvolgere gli equilibri sociali. Guerre, epidemie, rivoluzioni e collassi degli stati sono stati sino ad ora fattori di distruzione e redistribuzione drammatica di ricchezza (i “quattro cavalieri” di cui parla Walter Scheidel nel suo libro “La grande livellatrice – violenza e diseguaglianza dalla preistoria a oggi”, ed. or. 2017).

L’esito di questa pandemia, le cui origini affondano nel rapporto tra umanità e natura, non è prevedibile, e le soluzioni a questo problema non sono né semplici né immediate. Per queste la scienza indica i mezzi di conoscenza ma non può indicare gli obiettivi, questi devono venire dalla società e dagli individui. La necessità di prevenire le catastrofi, quali quella annunciata della pandemia influenzale, è chiaramente indicata dalla strategia dei co-benefici della mitigazione ambientale, della transizione energetica, della cura sociale. Tuttavia, la deriva degli ultimi decenni ha tagliato le spese sanitarie, concentrato la ricchezza, alimentato i conflitti. Affrontare le conseguenze del Covid 19 non può limitarsi ad applicare il “soluzionismo” (un’ideologia di conservazione dello status quo basata sulle app) richiamato da Evgeny Morozov in un recente articolo pubblicato da Internazionale (Internazionale, 1352, 3 aprile 2020) ma richiede un lavoro più lento di innovazione e ricerca alimentato da una politica, e aggiungerei da una finanza, più lungimirante e umana. Si tratta di un compito difficile che si confronterà con la crisi di molti settori, soprattutto nel campo dei servizi e delle piccole imprese.

Il Green New Deal, oggi ancora più necessario di ieri, rischia di tramontare travolto da una “resilienza” reinterpretata nella sola chiave dei mercati. La lotta alla pandemia, così come la transizione energetica sono possibili ma implicano politiche in grado di assorbire gli shock economico-sociali su una comunità di individui con interessi contrastanti. Per fare questo, forse, occorre appellarsi a quella parte della nostra mente biologica “chimerica” più attenta al destino della collettività che a quello individuale o di piccolo gruppo.

Gli articoli pubblicati nel blog rispecchiano il pensiero dei singoli autori e non impegnano in alcun modo il centro di ricerca.

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